logo Dott.ssa Stefania RICCI
 
       
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pedagogia clinica

è una scienza indirizzata al vasto panorama dei bisogni della persona di ogni età, intende soddisfarli con modalità educative capaci di ripristinare nuovi equilibri, vincendo così gli ostacoli causa di disagi psico-fisici e socio-relazionali. Il pedagogista clinico si avvale pertanto di specifiche tecniche di aiuto educativo per affrontare i molteplici bisogni dell’individuo che vive nella società moderna.

Il criterio olistico dell’educazione e della pedagogia clinica in particolare, impone il costruire per mezzo delle tecniche, ogni spontaneità, favorire curiosità e desideri, bisogno di affermarsi, una proposta in cui la comunicazione sonora, verbale, musicale e silenziosa fa parte della dinamica educativa.

Il bambino sin dai primi tempi di vita, vive molto col proprio corpo ed esplora attraverso esso già all’interno dell’utero. La motricità è il presupposto allo sviluppo delle altre funzioni. Se si prende in considerazione la sensorialità e la motricità determinano lo sviluppo dello schema corporeo, le prassie, determinano l’esecuzione dei propri movimenti e della percezione del proprio corpo. La connessione tra la psicomotricità e la personalità è stretta poiché nell’insorgere del cambiamento corporeo possono presentarsi disturbi a livello mentale per la non accettazione dei cambiamenti (dismorfofobie fino al desiderio di non crescere, anoressia).

L’affettività intesa come ambiente (cultura) nel quale l’individuo viene a svilupparsi, è importante per la sua crescita, ed è un elemento che bisogna sempre tenere in considerazione quando si tratta di rilevare problemi che a volte possono essere scambiati per patologie. Ad esempio se un bambino va male a scuola si pensa subito a un ritardo mentale, sbagliando, in quanto il bambino potrebbe non aver ricevuto troppi stimoli dall’ambiente: si tratterà dunque di pseudo insufficienza mentale.

Corporeità e movimento, inteso come esperienza e come linguaggio, rimandano ad una trama di significati, di problemi e di categorie epistemologiche, che collocano la fenomenologia dell’attività motoria (e la pratica educativa che ne consegue), su un piano in cui il soggetto agente non è più concepito come un sofisticato meccanismo, come un “homme machine” di illuministica memoria, ma come corpo vissuto che esprime nell’atto motorio il bisogno e la tensione ad affermare il proprio essere nel mondo1

L’eziologia studia la causa che interferisce nell’organismo sviluppando alcuni sintomi. Ad esempio il morbillo il cui virus si contrae per via aerea, e la cui patogenesi riguarda le alterazioni: la gola rossa, la tosse, l’eruzione ecc.

Ha grande rilievo dunque la storia della qualità genetica, il colore dei capelli, degli occhi, e così via. Ognuno di noi ha una tipologia ereditaria che costituisce una specie di filtro. Ciò che è fondamentale riguarda l’integrità del cervello, constatare attraverso specifici esami che non esistano alterazioni organiche nel sistema nervoso centrale e periferico.

E’ importante sapere perciò se il bambino ha subito traumi nel periodo: pre-natale, neo-natale, o post-natale, perché il cervello fino al compimento dei tre anni completa la sua maturazione. Tutto quello che avviene prima è tipico delle patologie del bambino, tutto quello che avviene dopo i tre anni è simile a ciò che succede nell’adulto.

1 Mario Busacchi ,Rivista L’insegnante specializzato, Firenze 1/88, pag. 13.

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